Romelu Lukaku

Nell’epoca in cui va di moda tatuarsi frasi motivazionali sul corpo, Antonio Conte ha provato invece a infilarsi sotto la pelle dei suoi giocatori prendendo in prestito una massima di Pelé: «Più difficile è la vittoria più grande sarà la gioia nel vincere». Una frase, tra le tante dette durante la cena di Natale, destinata ad accompagnare il resto della stagione dell’Inter. Parole destinate ai suoi giocatori ma che sono servite a caricare ulteriormente anche a tutto il mondo nerazzurro, dai dirigenti ai tifosi. E nel discorso Conte ha esternato pure il suo desiderio, che poi è alla base della decisione di sposare il progetto Suning: «Voglio lasciare una traccia». Parola che nel vocabolario del tecnico salentino è sinonimo di vittoria, perché l’unico modo per lasciare il segno nel mondo del calcio è quello di alzare trofei. Insomma, a distanza di un anno dal famoso «è ora di tornare a parlare di trofei» detto dal presidente Steven Zhang alla sua prima cena di Natale da numero uno nerazzurro, il nuovo allenatore – preso proprio per dare un impulso a quel desiderio – invita tutta l’Inter a credere nell’impresa. Così, pensando alla citazione di Pelé e dando uno sguardo alla classifica, il giochino viene facile. Conte dal nuovo anno si aspetta una svolta, una “Fuga per la vittoria”. E ha almeno cinque buoni motivi per credere di poter puntare allo scudetto.

Rinforzi e recuperi

Il primo arriva dal mercato, visto che Zhang ha appena dato il via libera a Marotta per rinforzare la squadra anticipando gli investimenti che erano in programma per la prossima estate. L’a.d. dunque potrà lavorare nell’immediato per un acquisto top con il benestare – e il budget garantito – della proprietà: una decisione che sembra anche un premio al lavoro svolto fin qui da Conte. Trovarsi alla sosta di Natale a pari punti con la Juve non era sicuramente preventivabile a inizio stagione, dunque a questo punto è giusto provarci fino in fondo. Sabato con il Genoa dovrebbe essere l’ultima gara in emergenza per l’Inter, con Conte che col nuovo anno si ritroverà di nuovo l’intera – o quasi – rosa a disposizione. E questo è un altro motivo per cui guardare al futuro con ottimismo. I recuperi di Sanchez, Barella e Sensi sono già adesso un tesoro in vista della ripresa del campionato, i regali migliori da trovare nella calza della Befana la notte del 6 gennaio in casa del Napoli.

Storia, fame, mentalità

E poi ci sono la storia e la capacità di reazione della squadra ad incoraggiare la truppa nerazzurra. Nel primo caso, è impressionante il parallelo del cammino di questa Inter e con la prima Juve di Conte, che arrivò alla 16a giornata in testa a pari punti con il Milan. E sappiamo poi com’è andata a finire e come quello scudetto sia stato solo il primo passo verso una dinastia bianconera che nessuno è ancora stato in grado di interrompere. Nel secondo caso, invece, l’Inter ha dimostrato una forza mentale inimmaginabile: la squadra in campionato non ha mai sbagliato una prestazione, anche dopo settimane difficili, anche nell’emergenza totale o dopo qualche brutta prova in Champions che avrebbe potuto minare la ritrovata consapevolezza. E viene da chiamare ancora in ballo Pelé e il suo pensiero da re del calcio: «Il successo non dipende da quanto vinci, ma da come giochi la settimana dopo che hai perso». Dopo Dortmund l’Inter ha risposto alla grande, ma il vero exploit è cominciato dopo la doppia sconfitta in pochi giorni a Barcellona e in casa con la Juve, dove comunque le prove di squadra avevano lasciato segnali incoraggianti sulle ambizioni di questa nuova Inter. Già, le ambizioni, l’ultimo motivo per cui è giusto crederci: tolti Godin, Sanchez e Asamoah, l’Inter è un gruppo ricco di buoni giocatori a caccia del primo grande trofeo. E la fame di successo, alla lunga, può essere un’arma decisiva.

(Gazzetta dello Sport)