È un programma di protezione. Alta protezione. Come riferisce la Gazzetta dello Sport, Antonio Conte per primo sa che adesso la coperta dell’Inter non è più corta, anche se non gli hanno comprato «metà Real Madrid», giusto per citare le sue parole. Ma preferisce andare in correzione, perché la traiettoria non gli piace. Rifiuta l’idea che si dimentichi il punto di partenza, che si sottovalutino i 47 punti conquistati dall’attuale gruppo e che d’ora in poi lo scudetto diventi un obiettivo e non un’opportunità. Eccolo, allora, il programma di protezione dell’Inter, con quelle parole in conferenza stampa che un po’ di nervosismo l’hanno svelato.
A Conte non piace che la squadra abbia vinto solo due delle ultime sei partite di campionato. E che a San Siro le difficoltà aumentino: solo due vittorie nelle ultime cinque uscite ufficiali. Non è mica per tutti, quello stadio. E allora attenzione ad aumentare troppo le aspettative, sui nuovi acquisti e in generale sul traguardo scudetto: così ragiona l’allenatore. Altrimenti il rischio, ai suoi occhi, è che gli oltre 70 mila spettatori attesi oggi all’ora di pranzo contro il Cagliari diventino un motivo di eccessiva pressione piuttosto che un elemento a favore.
Il nervosismo è stato poi velocemente dimenticato da Conte dopo la conferenza, quando il tecnico si è riunito nella sala da pranzo del centro sportivo con l’a.d. Beppe Marotta e il d.s. Piero Ausilio: risate sul piatto anche gli ultimi aggiustamenti in tema di mercato. Mercato che è stato, appunto, il cuore della conferenza della vigilia. «Finora abbiamo acquistato Young di 34 anni dallo United e Moses in prestito dal Chelsea – ha detto il tecnico -. Voi parlate di acquisti, ma ci sono anche le cessioni. Sembra che stiamo comprando metà Real Madrid…non è così. Ho sempre detto che gli arrivi avrebbero sostituito le partenze: Lazaro per Moses, Young per Asamoah. Sono calciatori che non giocavano da un bel po’, ci vorrà tempo per rimetterli a posto».
Young, in verità, dovrebbe partire titolare già oggi: «Siamo in emergenza, qualche situazione andrà affrettata», ancora Conte. La figura del tecnico è stata decisiva nella conclusione di alcune trattative, nel convincere calciatori del calibro di Eriksen a scegliere l’Inter. Giusto ribadirlo, anche per fornire una chiave di lettura alla seguente battuta: «Perché trattiamo tanti giocatori dalla Premier? Magari Marotta e Ausilio sono profondi conoscitori di quel campionato e preferiscono quel mercato…». Eriksen è un giocatore molto diverso da Vidal, certo, ma è evidente che la decisione di prendere il danese sia stata avallata – anche dal punto di vista tecnico e tattico – dallo stesso Conte, uno che è abituato a sottoporre i futuri giocatori a una specie di test d’ingresso. Non chiedetegli, però, se ora l’Inter muterà assetto tattico: «Lo cambiereste voi qualcosa che sta andando bene? Bisogna migliorare, lavorando ancora di più. Io sono molto concreto, il resto è aria fritta».
Eccolo, l’altro punto. Conte ha voluto rivendicare il cammino fatto fin qui dall’Inter. «Se dopo sei mesi di lavoro siamo arrivati a considerare negativo un pareggio fuori casa col Lecce – ha aggiunto l’allenatore – significa che la credibilità dell’Inter è cresciuta parecchio. In passato un pareggio in trasferta non sarebbe stato considerato in questo modo». Le critiche di inizio settimana non gli sono andate giù. «Restiamo rasoterra…lo dico anche ai tifosi, non si scoraggino. Stiamo facendo un percorso, anche se qualcuno non lo vuole capire. Non perdiamo di vista la realtà: in campionato abbiamo perso solo una partita eh, peraltro contro la Juve». Vale come un appello. Un appello anche a San Siro, per oggi: questi giocatori sono quelli dei 47 punti in 20 partite. E li hanno fatti anche senza Young, Moses, Eriksen. «Ogni partita dobbiamo andare al 100%, ma non sempre si può fare», ancora Conte. Ultimo capitolo del programma protezione.