Armando Madonna

Armando Madonna li vede passare come stelle comete: seguendoli, si arriva in prima squadra. Lui andava di corsa sulla fascia, loro sembrano avere ancora più fretta. Sulla panchina della Primavera nerazzurra della scorsa stagione (dopo una lunga esperienza in B e C), il tecnico li ha lanciati e conosciuti prima degli altri. Sebastiano Esposito si è fatto largo fra i suoi attaccanti più o meno dodici mesi fa, quando gli anni erano 16, arrivando fino alla finale scudetto persa con Kulusevski. Lucien Agoumé è l’aggiunta estiva, pagata 4,5 milioni, che cresce giocando nella sua Under 19, contribuendo alla qualificazione agli ottavi di Youth League. I due, che dovrebbero essere i “piccoli” della sua rosa, ora si allenano sempre coi grandi.

Sabato potrebbero essere titolari, da minorenni, a San Siro. Cosa ne dice?

«Partiamo dal fatto che non sono prontissimi per giocare, soprattutto nell’Inter. Devono crescere e devono pensare che stanno avendo una grande fortuna: anche solo allenarsi con i grandi può aiutarti a mettere le basi per fare questo mestiere. Perché arrivare in alto non è facile, ma restarci è ancora più complesso».

Ragazzi avvisati, mezzi salvati. Però ci racconti il suo Esposito…

«Sebastiano ha bruciato le tappe, grazie anche alla grande personalità e all’enorme voglia. In realtà non ha mai giocato una stagione vera in Primavera, perché lo abbiamo promosso a metà anno dagli Allievi e aveva i classe 2000 davanti: a volte era titolare, a volte entrava. Quest’anno l’ho avuto per qualche partita e dopo il lavoro con i big l’ho visto molto migliorato: più consapevolezza, più fisicità, più presenza in campo».

Conte ne tesse spesso le lodi. C’è qualcosa in particolare che fa subito innamorare?

«Le doti che si notano subito sono la sfrontatezza, il fatto di non avere mai paura. Ma anche l’alta qualità tecnica, la facilità di tiro e di calcio. Poi certo, stiamo parlando di doti “da Primavera”, trasferirle al piano di sopra è molto difficile. Deve mangiarne di polenta, come dicono a Bergamo, ma dalla sua ha la passione per il calcio e l’ottima capacità di apprendimento, che a volte vale di più anche del talento puro. E ha consapevolezza dei suoi mezzi: se non si esagera, nel calcio aiuta. E avere una famiglia piena di calciatori può facilitare le cose».

Ruolo naturale?

«Direi seconda punta, ma può fare anche la prima, per come sta crescendo. E nel modulo di Conte va benissimo per giocare là davanti. Io in passato l’ho usato in tutte le posizioni offensive, anche da esterno nel tridente, fuori ruolo. Ma riusciva a reggere, perché ha resistenza fisica».

Passiamo ad Agoumé, prelevato in estate dal Sochaux.

«Lucien si allena sempre con la prima squadra, con noi viene solo a fare le partite. Poteva essere un problema, ma l’ha risolto lui. Viene a vedere i nostri allenamenti, si fa voler bene da tutti i compagni, è propositivo. Ama questo sport».

Le sue migliori doti?

«È veloce di testa, difficilmente perde palloni, sa cercare sia la giocata verticale per le punte che quella esterna. Gioca sempre con grande tranquillità, il suo modo di affrontare la partita a volte può far pensare che pecchi di concentrazione, ma non è così. Si prende dei rischi, e sa uscire da solo da situazioni difficili, quando pressato. Arriva da campionati meno tattici, si sta adeguando».

È un classico centrocampista centrale, giusto?

«Io l’ho sempre usato da play davanti alla difesa, poi ovviamente c’è una grande differenza a farlo in Serie A. Con la Francia è nei due davanti alla difesa. Per fare l’interno per Conte forse gli manca un po’ di capacità di inserimento, ma può cavarsela».

Quest’anno, anche per esigenze improvvise, i rapporti fra Primavera e prima squadra sembrano più costanti…

«Con Conte e il suo staff abbiamo un rapporto stretto, ci seguono sempre e conoscono bene i nostri ragazzi. Pirola è andato spesso in prima squadra, è stimato. Persyn e Vergani erano in ritiro. Ma vanno accompagnati piano piano, senza esaltarli troppo. Per sfondare serve serietà, passione, sacrificio. Bisogna saper imparare. E per farlo serve essere umili».

(Gazzetta dello Sport)